41-BIS = TORTURA… va abolito perchè lede la dignità del detenuto.

Il regime del 41- bis è nato nel 1992 per rispondere a una situazione di emergenza determinata dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio.

Il soggetto viene chiuso in gabbia, isolato dal mondo esterno e non viene neanche preparato al “ritorno al mondo”.

Fin dalle origini l’incostituzionalità del regime era evidente, tanto che si dispose una durata limitata della norma introdotta in via d’urgenza (con efficacia di tre anni dall’entrata in vigore del decreto). Tuttavia, a colpi di rinnovate emergenze, si è giunti all’attuale imbarazzante situazione, ormai consolidata. Ovviamente in ogni caso, in virtù della gravità del reato commesso, è necessario presupporre le dovute cautele, ma tale estrema misura lede incontrovertibilmente la dignità umana, inconcepibile in uno stato di diritto quale l’Italia si vanta di essere.

L’ordinamento penitenziario è, coerentemente con l’art. 27 della Costituzione, interamente orientato alla rieducazione del ristretto e a un trattamento individualizzato, il più possibile rispondente alla personalità del soggetto. Basta soffermarsi su tale aspetto per rendersi conto della vistosa incostituzionalità di un regime che sospende per tempi indefiniti l’accesso del ristretto alla rieducazione. Ci sono persone detenute in regime differenziato fin dal tempo dell’entrata in vigore dell’art. 41- bis dell’Ordinamento penitenziario; 25 anni di carcere duro che isola dagli affetti e costringe in ambiti asfittici ogni anelito di vita emotiva e creativa. Trattasi di carcerazioni punitive, sottratte per legge alla finalità cui ogni pena deve tendere, la restituzione dell’individuo alla società, il reintegro nella stessa e dunque la rieducazione civica.

Sepolti vivi! è il caso di Feliciano Mallardo, camorrista condannato a 24 anni di carcere, affetto da diabete, insufficienza renale, problemi cardiaci, un cancro polmonare scoperto quando ormai aveva 7 cm di massa e una metastasi al fegato, morto in tali condizioni al 41-bis nel maggio 2015 a l’Aquila.

Un grosso vetro che separa il detenuto dai parenti, senza alcuna possibilità di contatto, senza sentire il calore di un abbraccio.

Appesi a un laccio! nell’aprile 2015 è stato rinvenuto impiccato nella propria cella dalle guardie penitenziarie, Palmerino Gargiulo, cinquantacinquenne di Cuneo.

In Italia, stato democratico di diritto che garantisce e rispetta la dignità umana, esiste ancora tale assurdo regime.

«La “tortura” non è nulla di inumano, è soltanto un crimine ignobile e lurido, commesso da uomini contro altri uomini, e che altri uomini ancora possono e debbono reprimere. L’inumano non esiste, se non negli incubi generati dalla paura. Basta il calmo coraggio di una vittima, la sua modestia, la sua lucidità, per liberarci dalla mistificazione. » (Jean-Paul Sartre, Prefazione a La tortura di Henri Alleg)

Il 41-bis è una ignobile tortura per i detenuti. Inconcepibile che uno stato di  diritto leda così bellamente la dignità umana, nonché introduca una fattispecie di reato da esso commesso, ogni giorno sofferto da taluno al 41-bis, la tortura. E’ quanto prevede la L. 14 luglio 2017 n. 110, pubblicata su gazzetta ufficiale n. 166 del 18 luglio 2017. il nuovo disposto dell’art 613-bis c.p. punisce con la reclusione da 4 a 10 anni  chi “con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa…, se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona”.
La fattispecie è aggravata – da 5 a 12 anni di reclusione – se i fatti di cui sopra “sono commessi da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio”.

“Chi è stato torturato rimane torturato. […] Chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo, l’abominio dell’annullamento non si estingue mai. La fiducia nell’umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più”. (Jean Améry)

 

Pubblicato da AVVOCATO ALESSANDRO BAVARO

STUDIO LEGALE N. 0964311854

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